Uno Stato debole, invece di assumersi le proprie responsabilità, preferisce proseguire con quello che viene definito “metodo lockdown” attraverso una proliferazione di presunti diritti che altro non sarebbero che regimi di favore, sussidi, aiuti a gruppi particolari. “Una strategia destinata ad esaurirsi perché presto i vincoli di bilancio torneranno ad avere un peso”, sottolinea il presidente della Fondazione Mezzogiorno Antonio D’Amato in occasione della presentazione del volume di Maurizio Sacconi e Alberto Mingardi “Stato essenziale Società vitale. Appunti sussidiari per l’Italia che verrà” tenuta martedì 14 marzo presso l’Unione Industriali di Napoli.
Il Cavaliere del Lavoro ha individuato “nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica il momento che segna una frattura tra la capacità di crescita del Paese e la sua potenzialità. La giusta spallata di Tangentopoli alla partitocrazia decapitò anche una intera classe dirigente, con il risultato che i nuovi partiti non avevano la visione di quelli vecchi, ma ne conservavano le cattive abitudini”. “Si è trattato – ha aggiunto l’ex numero uno di Confindustria – di un colpo soprattutto per il Mezzogiorno che, a causa delle politiche imposte dalla Lega, a cominciare dall’abolizione della fiscalizzazione degli oneri sociali, ha visto svanire gli investimenti anche internazionali e ha registrato il fallimento di migliaia di imprese non per debiti ma per il venir meno del credito bancario”.
A discutere del volume insieme agli autori anche il presidente dell’Unione Industriali Napoli Costanzo Jannotti Pecci, che ha concordato sulla necessità di uno “Stato essenziale” “purché capace di programmare. Invece – ha spiegato – abbiamo l’impressione che, sul Pnrr, si affronti il problema solo ” sul piano finanziario, come se fosse un grande bancomat. Questo atteggiamento burocratico è sbagliato: il Mezzogiorno ha bisogno di una strategia a livello centrale, di una visione che persegua l’obiettivo della riduzione del gap con il Nord”.
L’autonomia differenziata è considerata da Sacconi un’opportunità perché è nel solco di quella sussidiarietà necessaria per liberare la vitalità della società. Per D’Amato, invece, “mentre si chiede uno Stato più leggero, si vuole introdurre un nuovo centralismo, quello regionale, che rischia di diventare una sovrastruttura paralizzante”