“L’Europa sta affrontando una delle crisi strutturali più importanti degli ultimi anni, ben più grave di quella del 2008: una crisi di competitività a livello globale. O l’Europa si attrezza per affrontarla con gli strumenti giusti o rischiamo una recessione che non farà prigionieri. La decrescita felice non è la strategia con cui affrontare le crisi che abbiamo davanti. Occorre più ricerca, più innovazione, più tecnologia e, dunque, occorre crescita e sviluppo industriale”.
Così il Presidente della Fondazione Mezzogiorno, Antonio D’Amato, intervenuto oggi, 30 settembre 2023, a Paestum alla Convention di Forza Italia “Una grande storia. Un futuro di libertà”.
“Pur essendo la seconda manifattura in Europa – ha evidenziato l’ex numero uno di Confindustria –abbiamo subito un rallentamento che non ci ha permesso di registrare alcuna crescita del prodotto interno lordo, se non nelle fasi più recenti di questo biennio. La ragione di ciò è stata la resilienza delle imprese italiane, la nostra flessibilità e il nostro dinamismo. Tuttavia, la partita è globale, il mondo si sta preparando in modo tale da non consentire più all’Europa di continuare a sognare e a fantasticare”.
“La decrescita felice – ha continuato il Presidente D’Amato – non è la soluzione per affrontare le sfide che ci attendono. Lo dico qui perché voglio riconoscere l’importanza di Antonio Tajani e Gilberto Pichetto Fratin, con i quali ho interagito molto di recente. Stanno difendendo, a livello europeo e multilaterale, una partita cruciale riguardante la grande sfida che l’Europa sta affrontando. È necessario squarciare il velo dell’ipocrisia riguardo a questo “green deal” che, negli ultimi anni, ha completamente eroso la competitività europea rispetto a quella del resto del mondo.”
“Abbiamo creduto erroneamente – ha evidenziato il Presidente di Fondazione Mezzogiorno – che l’unica soluzione per l’Europa, di fronte alla sfida della sostenibilità ambientale, fosse la riduzione dei consumi e della capacità manifatturiera, senza comprendere appieno come garantire al contempo stabilità, solidarietà ed equità sociale, elementi fondamentali per la forza e la grandezza dell’Europa dal punto di vista economico e istituzionale.”
“In questi tempi, l’Italia, e soprattutto il suo governo, sta conducendo – ha proseguito Il Presidente D’Amato – un’inversione di tendenza fondamentale. Dobbiamo concentrarci nuovamente sull’enorme sfida della reindustrializzazione dell’Europa. Se riscopriamo il motore manifatturiero, parliamo di imprese moderne, intelligenti, competitive e sostenibili, come l’Italia e l’Europa hanno saputo essere in passato. Se riusciamo a competere nuovamente in Europa, potremo rilanciare anche la nostra capacità di competere in Italia. Tuttavia, l’Italia deve prima di tutto recuperare una politica industriale, smarrita da tempo”.
“Tuttavia, credo che sia essenziale promuovere una strategia di politica industriale in Italia nel breve periodo. Dobbiamo farlo anche per affrontare il disequilibrio tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo, il quale non potrà essere risolto senza attirare investimenti italiani in Italia, riportando investimenti nel paese e attirando investimenti dall’estero. Questo renderà l’Italia più competitiva e farà dell’industria il vero motore dello sviluppo del paese. Dobbiamo essere chiari: l’attuale squilibrio sociale ed occupazionale tra il Nord e il Sud rappresenta un peso insostenibile. La vera opportunità è portare il Sud al 60-62%, consentendo all’Italia di superare il 70% di occupazione, come stabilito nel Trattato di Lisbona del 2000. Ricordo che tutti gli altri paesi europei superano il 70-72%, mentre solo Italia e Grecia si fermano al 60%, ma l’Italia ha un Sud al 40%. È necessario adottare una politica vigorosa per il recupero del settore industriale in Europa, una partita fondamentale per il nostro tessuto imprenditoriale.”