“Oggi l’Europa vive la sua crisi strutturale più grave dal dopoguerra. Non è una crisi finanziaria importata, ma di competitività. Che viene a scoppiare in un momento complesso dove l’Europa ha perso pezzi importanti negli ultimi 15 anni di asset produttivi che abbiamo fatto scappare dall’Europa, commettendo un errore colossale. Manifattura sviluppo e innovazione sono strettamente legati insieme e costituiscono la premessa essenziale per incrementare la pace, la stabilità e l’equilibrio nel Mediterraneo”. Antonio D’Amato, Ceo di Seda International Packaging Group e Presidente della Fondazione Mezzogiorno, è intervenuto oggi, venerdì 19 aprile 2024, nell’ambito del Festival Euromediterraneo dell’Economia
“Ma su questo punto – ha messo in evidenza il Cavaliere del Lavoro – occorre fare chiarezza. Nel documento di Enrico Letta sul mercato unico, per esempio, ritrovo passaggi problematici. Si dice poco o nulla delle piattaforme produttive che praticano svalutazione competitiva a nostro danno, come avviene, ad esempio, in Polonia. Quanto tempo ancora potremo tollerare queste contraddizioni e distorsioni? Un altro punto su cui occorre chiarezza è la crisi dei ceti medi. La storia ci insegna che ideologie ed estremismi emergono quando le classi medie sono sotto pressione, una condizione purtroppo attuale. Se non riusciamo a invertire rapidamente questa tendenza e a garantire sicurezza ai ceti produttivi, sarà impossibile per l’Europa e per l’Italia fungere da stabilizzatori delle tensioni geopolitiche che gravano sul Mediterraneo”.
“Un altro punto su cui è necessario agire immediatamente – ha aggiunto l’ex numero uno di Confindustria – è l’occupazione. Registriamo tutti con soddisfazione il record di occupazione raggiunto dall’Italia, il 61%, tuttavia dimentichiamo che il Trattato di Lisbona aveva fissato un obiettivo del 70%, un target raggiunto da tutti tranne che dall’Italia. Noi restiamo indietro, principalmente perché il Sud stenta a superare il 40-42% di occupazione. Se il Sud non raggiunge almeno il 60%, non ne soffrirà solo il Sud ma l’Italia e l’Europa intera, perché il Paese non potrà più contare su una stabilità finanziaria, economica e sociale”.
“Abbiamo oggi strumenti e risorse per intervenire, a cominciare dal Pnrr, soprattutto nel modo in cui è stato disegnato dal governo. Uno strumento utile è anche la Zes unica, perché è l’intero Mezzogiorno che è indietro e deve fare un grande salto di qualità”.
D’Amato torna infine sull’Europa. “Tengo a sottolineare la mia dedizione all’europeismo. L’Europa concepita dai padri fondatori, nell’era post-bellica, prometteva sicurezza, crescita e prosperità, ma queste promesse si ancoravano principalmente al potenziamento dell’economia e dell’industria, vitali per il benessere e la coesione sociale di popolazioni che avevano subito le atrocità della guerra. Il visionario progetto di Jacques Delors nel 1992 proponeva la creazione di un vasto mercato unico come strumento principale per assicurare libertà, crescita e stabilità. Tuttavia, questo periodo di costruzione si è trovato a naufragare con l’ampliamento dell’Europa nel 2004, un processo affrettato e carente in termini di governance decisionale. Altrettanto critico, se non di più, è stato il fallimento del progetto di una Costituzione europea, e in particolare la difficoltà nel condividere i valori e gli ideali fondamentali che formano la nostra identità europea. Mai come ora abbiamo bisogno di più Europa, ma di un’Europa più unita nei suoi valori, più competitiva dal punto di vista economico, più forte dal punto di vista istituzionale e quindi più rilevante dal punto di vista politico”.
“Per questo le prossime elezioni europee sono le più importanti della nostra storia. Stiamo attenti che non si punti ancora una volta nomi che suscitano emozioni ma che non hanno le competenze e conoscenze. Oggi l’Europa è al bivio, o siamo pronti a ristrutturarla o sparisce”.